A proposito del canottaggio e canoa in rosa

E’ lei la prima donna del Tirrenia, è lei la prima vice presidente nella storia del Circolo, è lei che, riposto il remo, affronta la battaglia del bilancio societario. Giorgia Carrarese, approdata alla voga per caso grazie all’incontro con il mitico Dario Fogo, ha scelto di candidarsi in un sodalizio a maggioranza maschile e vincere l’elezione. “In contesti storicamente quasi esclusivamente maschili, noi donne dobbiamo trovare un modo per divenirne parte, senza stravolgimenti. Ci vuole tempo, lo sforzo del cambiamento per l’effettiva parità deve essere frutto di un intento comune”, afferma il nuovo vicepresidente del Tirrenia Todaro. Atleta master, veste i colori sociali con l’eleganza, la forza e la dignità di ogni vera sportiva. Al proposito del dibattito che in questi giorni sta attraversando trasversalmente i Circoli Romani, la sua risposta è chiara: “talvolta le logiche di appartenenza impediscono questo processo virtuoso, tuttavia il loro superamento non può avvenire con un atto d’imperio, ma con la consapevolezza di fare parte di una storia, in cui i cambiamenti sono sempre avvenuti con la forza del dibattito costruttivo. Il Tirrenia sta operando modifiche strutturali restaurando il Circolo su basi completamente innovative anche proprio per migliorare l’accoglienza delle donne, realizzando uno spogliatoio femminile all’altezza dello scopo.

Il Tirrenia Todaro è un piccolo grande sodalizio, con una storia sportiva e umana invidiabile, un luogo dove abitudini e concezioni diverse possono convivere e in cui tutti possono essere se stessi e realizzare le proprie aspirazioni nell’attività agonistica. Giorgia Carrarese ha le idee chiare sul suo essere socia del Tirrenia: “Il fiume mi ha preso, perché il Tirrenia è un circolo dove si sta sempre in acqua. Pioggia, vento, neve non ci fermano. E’ facile comporre equipaggi ed uscire nei luoghi più belli di Roma. Ma è anche l’aria che si respira; il Tirrenia mi fa stare bene e il suo particolare spirito sociale si sente. Per questo, rompendo una tradizione consolidata, mi sono candidata, perché divenendo socia, nella pienezza dei miei diritti, potevo propormi e divenire parte della storia societaria che condivido”.