Cosa c’è di più edificante che salvare una vita da morte certa? Certamente salvare l’umanità, ma è solo questione di numeri. Antonio Cola e Daniele Petrone sono due appassionati sportivi di uno dei Circoli storici di Roma. Si allenano sul Tevere, un fiume che dà la pace a tutti coloro che la cercano, un fiume che ha tutte le carte in regola per accontentare chi si vuole togliere la vita. Sono circa le 19,30 di una sera di inizio autunno. E’ magico questo 24 settembre. Un canoista, Daniele Petrone, specialista in gare di discesa fluviale si allena con un k1; un canottiere, Antonio Cola, con il suo singolo risale la corrente, ormai pregustano la imminente doccia, il circolo è vicino. E’ quel Tirrenia Todaro che sforna ogni anno tanti campioni tutti provetti fiumaroli. Si trovano all’altezza di Ponte Pietro Nenni e sentono il rumore della metropolitana che attraversa nell’oscurità il fiume. Quando improvvisamente un tonfo sull’acqua: “attento!”, grida Daniele, “qualcuno butta immondizia dal ponte”. Ma la realtà è sconvolgente. Antonio vede due paia di scarpe galleggiare e più in là un capo di donna che affiora. Il canoista con il suo mezzo più agile si accosta a quel corpo, lo agguanta senza pensare. Questo improvviso gesto di solidarietà scuote la malcapitata che comincia a dialogare: “mi ha lasciata…”. E con un sussulto di vitalità si aggrappa in modo ancora più forte alla fragile canoa. Ma il canoista esperto sa che non deve perdere tempo e l’accosta al vicino galleggiante dove pronte mani l’afferrano e la traggono a secco. Tutto si conclude in pochi attimi. Ma sono attimi intensissimi in cui una persona decide di tornare alla vita ed improvvisamente il fiume che dà la pace si trasforma e ti salva. Lo scorso giugno Paolo Bartoletti e Massimo Moriconi sotto ponte Sisto si produssero in una azione analoga. Questa volta in K2 affiancarono ed agganciarono un’altra donna gettatasi nel Tevere. Una manovra condotta con una perizia degna solo di grandi campioni perché questa volta non c’erano galleggianti disponibili. La sventurata fu consegnata ai soccorritori sulla banchina. Oltretutto, come tutti sappiamo, Massimo è medico e Paolo ingegnere, chi meglio di loro poteva fare di più? Il ”Barcarolo” è forse la canzone che meglio rappresenta il fiume di Roma nella stupenda interpretazione della compianta Gabriella Ferri. Noi canottieri e canoisti siamo i barcaroli che vanno contro corrente, sullo sfondo la città, la nostra città con i suoi drammi, problemi, gioie e dolori. In mezzo il nostro amato fiume e le storie che su di esso si scrivono. La nostra è una storia infinita fatta di solidarietà e di tanto sport perché nessuno si possa mai sentire solo. Il Tirrenia Todaro esiste anche per loro.
Pino Lattanzi